Aneurisma dell'arteria splenica
Descrizione
Oltre all’aorta addominale, altre arterie viscerali possono andare incontro ad una dilatazione patologica (definita tale se > del 50% del diametro nativo del vaso). Tra queste l’arteria splenica, il principale vaso che irrora la milza e in parte anche stomaco e pancreas, è quella maggiormente colpita: l’aneurisma splenico, infatti, rappresenta il 70% dei casi. L’aneurisma coinvolge la parete dell’arteria a tutto spessore, con l’intera parete che si dilata e assottiglia, diversamente da un’altra condizione patologica più rara, definita pseudoaneurisma, legata ad una lacerazione della sola tonaca intima, lo strato più interno della parete (condizione questa secondaria a traumi o infiammazioni dell’arteria, come nel caso di una pancreatite).
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L’aneurisma dell’arteria splenica colpisce prevalentemente il sesso femminile (80% dei casi) con un’incidenza nella popolazione generale inferiore all’1%. Al momento non conosciamo l’esatta eziologia degli aneurismi viscerali. Rappresentano fattori di rischio il sesso femminile, la gravidanza e l’aterosclerosi. Più raramente sono chiamati in causa l’ipertensione portale, il trapianto di fegato, le malattie del connettivo, in particolare la Sindrome di Marfan, e le vasculiti. L’aneurisma splenico è per lo più asintomatico e spesso la diagnosi avviene in modo occasionale nel corso di esami eseguiti per altri motivi (tipica è la scoperta durante una ecografia addominale). Raramente l’aneurisma si manifesta con un vago dolore addominale in sede epigastrica o del quadrante superiore sinistro, che si irradia verso la spalla sinistra. Una temibile quanto rara manifestazione è l’emorragia gastrointestinale legata alla rottura dell’aneurisma, circostanza che riguarda circa il 5% dei casi, con sintomatologia tipica rappresentata da improvviso dolore addominale, segni di shock con perdita di coscienza ed esito spesso fatale. L’incidenza della rottura è maggiore nelle donne pluripare, nei Pazienti con ipertensione portale e in quelli sintomatici. In caso di fondato sospetto la diagnosi strumentale di primo livello si basa sull’esecuzione di un ecocolorDoppler dell’addome, che comunque necessita spesso di una conferma con un esame AngioTC (che ne definisce anche la strategia terapeutica).
Trattamenti
L’indicazione al trattamento non è ad oggi univoca e non ci sono dei criteri definiti, tranne nel caso di una donna in età fertile con aneurisma con diametro > di 2 cm, in cui è unanime l’indicazione ad intervenire. Il trattamento di prima scelta è rappresentato dall’intervento endovascolare mininvasivo che può prevedere l’embolizzazione dell’aneurisma (con la chiusura dell’arteria mediante il rilascio di spirali metalliche o plug) o il posizionamento di un stent ricoperto al suo interno in modo da escludere l’aneurisma dalla circolazione ematica ed evitarne un ulteriore aumento di dimensioni.
Solo in un tempo successivo, o quando l’anatomia arteriosa del Paziente non lo permette, si ricorre al trattamento chirurgico tradizionale che prevede la resezione del tratto di arteria dilatato e sostituzione con un innesto protesico o di materiale autologo (spesso una vena). Più rAaramente si procede a resezione dell’aneurisma associato a splenectomia.